raffaele solaini
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In fondo, il malcontento dei lavoratori, precari e sottopagati, dipende dal fatto che non sono mai stati i protagonisti di campagne pubblicitarie. Il problema vero é il mancato riconoscimento, sociale, culturale e politico.

Così Piero Fassino, questa mattina a Milano presso la storica sezione Ds Aldo Aniasi, ha commentato le critiche a Epifani, a suo dire comprensibili. Evitando di entrare nel merito dei singoli commi e degli aspetti più controversi degli accordi sul welfare e pensioni, ha espresso una considerazione più generale, profondamente quanto involontariamente autocritica, che mette in discussione la capacità stessa di rappresentanza della politica, di riconoscimento reciproco, appunto, fra la base e la classe dirigente. Quando questa viene meno, anche la promozione mediatica può diventare un utile surrogato.

La nascita del partito democratico dovrebbe ovviare a questa mancanza, fra le cause, a suo dire, della crisi della politica. Ma, fatte salve le buone intenzioni, il percorso è tutto da tracciare, rallentato dal tentativo di tenere, oggi, tutto insieme. Cautela sul numero di votanti alle elezioni del 14 ottobre, nella speranza che il loro numero superi quello degli attuali iscritti a Ds e Margherita. Cautela sulla protesta sociale: comprensibile, anche se il governo sta facendo molto. Cautela sulle future alleanze: l’attuale equilibrio non è in discussione, ma, per il futuro, si spera che la nascita del Partito democratico metterà in moto un processo di trasformazione politica, aprendo a nuovi scenari.

Un discorso del “si, ma”, che, nonostante l’orgogliosa e puntigliosa rivendicazione dei meriti acquisiti, suona inadeguato a fondare un nuovo partito e a costruire un senso condiviso, sul quale basare la rappresentanza. Le poche persone presenti, una cinquantina in tutto, testimoniano del momento di passaggio, fra un partito che scompare e uno che non c’è ancora.

In chiusura, quasi per caso, il colpo d’ala. Interrogato circa la crisi di Malpensa e di Alitalia, Fassino risponde: “Gli aerei sono fatti per volare. Non si rilancia una compagnia riducendo le rotte.” Affermazione sconcertante per la sua banale essenzialità. Quasi una tautologia, che ha, per questo, il sapore di un fatto e che dilegua la nube di incertezza e di transitorietà fino ad allora percepibile. Non sarebbe male se anche sul mercato del lavoro, sulla crescita economica, sulle riforme istituzionali, sugli altri temi in agenda, insomma, Piero Fassino e il prossimo segretario del Partito democratico imparassero a esprimersi con uguale perentoria nettezza. Esprimendo una legge, una definizione. Lanciando un sasso nello stagno della politica, capace di ancorarsi sul fondo e di ridisegnare intorno a sé, come in tanti cerchi concentrici, il futuro panorama politico.

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(Affaritaliani.it, 03-10-2007)